Chi soffre di scompenso o è ad alto rischio cardiovascolare va protetto con il vaccino. Perché il virus può dare il via ad una serie di reazioni pericolose per cuore ed arterie. Dall’infiammazione fino alle trombosi.
A leggere le cifre c’è davvero da riflettere. Perché se è vero che il vaccino magari non evita del tutto il rischio di contrarre l’influenza, può comunque limitarne l’impatto. E questo è fondamentale per la salute del cuore. Lo dicono le ricerche che si sono susseguite negli anni. Nel tempo, si è visto che il vaccino antinfluenzale può ridurre del 20 per cento il rischio di morte per scompenso cardiaco e del 27 per cento il rischio di infarto. Inoltre abbassa il pericolo di peggiorare un’eventuale fibrillazione atriale già presente, o comunque che questa si manifesti, con conseguente diminuzione del rischio di ictus. Più in generale, un cardiopatico che si vaccina vede scendere mediamente di un quinto il rischio di essere ricoverato.
Sei volte maggiore il rischio di infarto
Eppure, a fronte di queste evidenze scientifiche e delle raccomandazioni dell’ESC (Società Europea di Cardiologia) che propongono come basilare la vaccinazione, capita ancora che chi è a rischio o ha già problematiche cardiache non si sottoponga a questa prevenzione. Un errore, certo, considerando che stando ad una ricerca pubblicata su European Journal of Heart Failure qualche mese fa e condotta su oltre 5200 persone ricoverate per infarto o scompenso in diverse stagioni influenzali, chi è ad alto rischio cardiovascolare vede crescere fino a sei volte il rischio di infarto in caso di influenza (ovviamente in mancanza di vaccinazione).
L’infiammazione “rompe” l’equilibrio
Sono diversi i meccanismi che possono comportare un possibile peggioramento delle condizioni cardiovascolari in caso d’influenza. Il virus, infatti, può scatenare in modo diretto o indiretto un’alterazione del benessere cardiaco e della stessa placca che si forma nelle arterie, rendendola maggiormente instabile e quindi più esposta alla rottura, con conseguente stop alla circolazione del sangue. Sicuramente è importante in questo senso l’infiammazione che l’organismo attiva per rispondere all’infezione virale. Il processo infiammatorio, con la febbre, può indurre una serie di fenomeni che in qualche modo si rivelano nocivi per il cuore. Pensate solamente alla tachicardia, con la febbre che fa aumentare la frequenza del battito. Se protratto, questo meccanismo favorisce lo stress per la parete cardiaca. Ma non basta. Quando non si respira bene, si alterano anche gli scambi tra aria ed ossigeno all’interno dei polmoni, quindi il sangue può essere meno ricco d’ossigeno. Se il miocardio è già “provato” da condizioni di sofferenza, come ad esempio in caso di scompenso, crescono di conseguenza i pericoli.
Il rischio che la placca si rompa
Infine non va dimenticato che alcune sostanze proinfiammatorie, le citochine, possono influire negativamente sulla circolazione e che in caso di influenza si può avere una risposta abnorme del sistema nervoso simpatico, con un’azione che va ad interessare la fascia muscolare dei vasi arteriosi. L’insieme di questi meccanismi può portare ad un maggior rischio che una placca presente su un’arteria coronarica diventi più instabile e si rompa. Risultato: Le sostanze che la compongono si liberano nel caso ed è necessario rimarginare la “ferita” sulla parete arteriosa. Quindi può comparire una trombosi. L’arteria si occlude, anche se magari solo parzialmente. E compare l’ischemia cardiaca.
Il virus “attacca” il cuore
I virus influenzali, vale sempre la pena di ricordarlo, si riproducono nell’apparato respiratorio. Ma ci possono essere casi in cui trovano terreno per replicarsi anche al di fuori di questo ambito. Magari all’interno del cuore, determinando una miocardite virale. Questa infiammazione del miocardio può rivelarsi molto grave, magari anche in soggetti che non presentano un rischio cardiovascolare particolarmente elevato, con possibile insorgenza di scompenso e aritmie anche serie. La miocardite può dar luogo a sintomi che vanno dalle palpitazioni con aumento della frequenza dei battiti cardiaci fino ad un vero e proprio senso di oppressione al torace. In qualche caso, possono essere presenti febbre e tosse. L’influenza, prima della pandemia, rappresentava una delle principali cause di questo quadro clinico. Non solo. Il virus influenzale è a volte responsabile anche dell’infiammazione della membrana che protegge il cuore, il pericardio. La pericardite di natura virale si manifesta nella forma essudativa: il cuore viene in qualche modo “costretto” dal liquido che si crea tra la membrana esterna e la sua parete. In caso di infiammazione del miocardio o del pericardio, ovviamente, la cura va impostata caso per caso dal cardiologo.