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Le Aritmie fatali negli Sportivi: l’importanza della lettura accurata dell’ECG.

Atleti professionisti colpiti da arresto cardiaco in campo. Sono sempre eventi imprevedibili, oppure esistono segnali che possono sollevare dubbi diagnostici da approfondire?

Di elettrocardiogramma spesso si parla come di un esame banale, mentre partendo da una sua corretta lettura si possono salvare vite sottoposte a notevoli e prolungati sforzi cardio-polmonari.

Episodi di arresto cardiaco nello sport che hanno fatto notizia

Piermario Morosini, calciatore del Livorno, è deceduto il 14 aprile del 2012 a soli 24 anni per arresto cardiaco durante la gara con il Pescara. Mentre Christian Eriksen, il centrocampista della Nazionale danese e dell’Inter, fu riportato letteralmente in vita grazie al tempestivo uso del defibrillatore, il 12 giugno del 2021 quando nel corso della partita con la Finlandia dei campionato d’Europa, cadde a terra all’improvviso.

Patologie non rilevate dagli esami strumentali

“Si rimane sempre sconvolti da questi gravi episodi. L’eco è tanto perché i protagonisti sono sportivi professionisti sottoposti a controlli medici costanti e non ci si aspetta possa succedere”, afferma il dottor Giulio Molon, direttore della Cardiologia. “Purtroppo, come accade nella popolazione generale, anche fra gli atleti ci sono coloro che possono soffrire di patologie cardiache, spesso di origine genetica, non rilevate da esami strumentali come l’elettrocardiogramma (ECG), ma che si manifestano con aritmie improvvise, causa di arresto cardiaco. Naturalmente negli atleti incide notevolmente l’intenso sforzo cardiopolmonare a cui sono sottoposti, sforzo che, in presenza di una patologia, funziona come una sorta di detonatore, scatenando l’aritmia fatale”.

L’importanza dell’interpretazione corretta dell’ECG

La normativa nazionale prevede per l’ottenimento della certificazione di idoneità sportiva dei percorsi distinti per gli atleti agonisti e per quelli non agonisti. Alla prima categoria appartengono i professionisti e i dilettanti, che a loro volta sono sottoposti a protocolli differenti imposti dalle normative vigenti.  I non agonisti sono la gran parte della popolazioni generale che svolge attività sportiva nelle palestre, per la quale è richiesto il certificato medico con elettrocardiogramma.

Il rischio degli atleti della domenica: visita ed ECG raccomandati

Esiste poi un’altra fetta di popolazione che svolge sport autonomamente (pensiamo ai podisti oppure alle squadre di calcetto tra amici). Questi sono più a rischio dei professionisti in quanto non hanno nessun obbligo medico, oltre a non avere, spesso, l’allenamento e lo stile dii vita adeguato per sottoporre il fisico a uno sforzo prolungato. Anche per questi sportivi è altamente raccomandabile sottoporsi a visita e elettrocardiogramma.

L’anamnesi e la corretta interpretazioni dell’ECG sono gli elementi fondamentali per un medico di medicina dello sport o di medicina generale (sono quest’ultimi, insieme ai pediatri di libera scelta e ai soci aggregati alla Federazione medico sportiva italiana, a rilasciare il certificato di idoneità sportiva per i non agonisti) per stabilire se un cuore è fondamentalmente sano oppure se ci sono elementi sui quale formulare sospetti diagnostici.

Medicina dello Sport

Ormai la Medicina dello Sport, è in grado formulare una diagnosi completa della condizione cardiaca dello sportivo dilettante o professionista, attraverso gli esami di ecodoppler cardiaco sia a riposo che da sforzo, il test cardio-polmonare, il test da sforzo (su cicloergometro o tapis roulant) l’holter cardiaco. Si ha poi la possibilità di sottoporre il paziente a test di terzo livello, con la Risonanza Magnetica cardiaca, l’Angio Tac fino agli studi elettrofisiologici.

Defibrillatori e corsi di rianimazione cardiopolmonare per “laici” investimenti che salvano le vite

Ogni impianto sportivo deve essere dotato di un defibrillatore automatico o semiautomatico. “Si tratta di un dispositivo semplice da utilizzare e poco costoso ma in grado, se usato tempestivamente, di salvare la vita in caso di arresto. Naturalmente la dotazione dell’apparecchio da parte degli impianti dovrebbe essere accompagnata dalla presenza di persone formate al suo utilizzo quindi capaci di effettuare anche la rianimazione cardiopolmonare (BLS-D). In Italia, purtroppo, la cultura della rianimazione è ancora poco diffusa, non solo in ambito sportivo. Nel nostro Paese ogni anno 70 mila persone sono colpite da arresto cardiaco, ma solo il 15% viene salvato perché sottoposto a rianimazione a pochi minuti dall’arresto. Diffondere i corsi di rianimazione cardiovascolare ad iniziare dalle scuole significa investire sulla vita delle persone”.

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