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Infarto nelle donne giovani: ecco il poker dei fattori di rischio.

Ipertensione, depressione e povertà. E soprattutto diabete. Uno studio americano dimostra che questi elementi sono associati a rischi più elevati nella popolazione femminile under-55.

Non crediate che l’infarto sia solo un problema della terza età. Purtroppo le statistiche dicono che pur in un generale calo dei ricoveri per ischemia cardiaca grave, tende a crescere l’ospedalizzazione per questa causa di persone che hanno meno di 55 anni. E non solo tra i maschi. Anche le donne sono a rischio, e non solo in età avanzata. Per questo la scienza sta pensando sempre di più ad un approccio preventivo di genere, per poter limitare i pericoli, anche perché si stanno delineando gli elementi che consentono una prospettiva di questo tipo.

Un poker di fattori

Il motivo? Uomini e donne spesso presentano i classici fattori di rischio che però potrebbero avere un peso diverso nei due sessi. In questo senso, un’importante novità giunge da una ricerca condotta dagli esperti dell’Università di Yale coordinati da Yuan Lu insieme a Harlan M. Krumholz, apparsa su JAMA Network Open che tratteggia quali siano i fattori di rischio correlati all’infarto giovanile e arriva a definire un “poker” di elementi. Per le donne sono da tenere sotto osservazione: difficoltà economiche, diabete, depressione ed ipertensione. Questi quattro fattori di rischio specifici paiono avere un peso più significativo nel genere femminile, stando a quanto emerge dalla ricerca, considerando sempre gli infarti in età giovanile.

Ma attenzione: sotto i 55 anni sarebbe il diabete a fare la parte del leone come elemento di pericolo per il cuore, seguito a ruota dall’essere fumatrice, avere la pressione alta e l’umore cupo. Conterebbe molto anche la scarsa agiatezza economica, mentre meno significativo sarebbe il peso della predisposizione familiare.

Gli uomini

Per i maschi, invece, proprio la predisposizione familiare insieme al fumo risulterebbe più facilmente associato come fattore di rischio alla comparsa di un infarto negli under-55. L’indagine offre una nuova visione della prevenzione cardiologica: occorre puntare su strategie su misura, e fin dall’età giovanile, concentrando l’attenzione anche su ambiti come quello economico-sociale che a volte non vengono considerati abbastanza.

Lo studio rappresenta metodologicamente un nuovo approccio alla prevenzione per le sue modalità. Ma offre indicazioni importanti per contrastare una tendenza sicuramente preoccupante. A fronte del calo globale dei ricoveri per infarto, cresce la percentuale di giovani ricoverati per ischemia cardiaca. E tra le donne giovani, negli Usa, si osserva circa il 5% degli infarti totali.

Una medicina di genere

Insomma, c’è bisogno di pensare di più al genere quando si parla di malattie cardiovascolare, togliendo dalla mente l’idea che si tratti di patologie “maschili”. “L’analisi dello studio VIRGO conferma come i tradizionali fattori di rischio possano essere potenziati nei loro effetti negativi sulla salute cardiovascolare della donna, dalla interazione con molteplici fattori genere-specifici e psico-sociali – conferma Daniela Trabattoni, direttore del Women Heart Center presso il Centro Cardiologico Monzino. Il benessere del cuore è possibile attraverso la “cura” della persona nel suo insieme che pertanto deve tenere conto anche della situazione ambientale familiare, lavorativa e psicologica. Questi elementi sono stati rilevati anche nella nostra esperienza di Monzino Women Heart Center, confermando l’importanza della informazione ed educazione per ottenere una prevenzione efficace”. 

Gli ormoni femminili – Sia chiaro. Nel mosaico delle conoscenze occorre ancora approfondire alcuni aspetti, legati alla biologia ed alla fisiologia femminile. Ci sono elementi specifici come le variazioni dei tassi ormonali nella vita fertile e con l’avvento della menopausa oltre alle gravidanze che possono influire in qualche modo sul benessere cardiovascolare. Ma la prevenzione di genere, con attenzione anche alle condizioni sociali oltre che mediche delle donne, deve essere al centro dell’impegno della cardiologia.

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